La vocazione missionaria: le origini
Da dove parte la storia della vocazione missionaria dei Cappuccini dell’Emilia-Romagna? Possiamo dire che i frati emiliano-romagnoli a partire dalla fine del cinquecento hanno partecipato a missioni in giro per il mondo e li troviamo un po’ dappertutto.
Quando il ministro generale Bernardo da Andermatt (1837-1909) decide di rilanciare le missioni dei Cappuccini (1888), i frati emiliano e romagnoli vedono affidarsi diverse zone missionarie.
Nel 1890 ai frati romagnoli viene assegnata loro la responsabilità della diocesi di Allahabad (India), in cui stanno 50 anni; poi passano a occuparsi della diocesi di Lucknow (India) per altri 30 anni, fino al 1971. Nello stesso anno gli viene affidata la zona del Kambatta (Etiopia); dal 1996 e per 20 anni circa si occuperanno in modo diretto della zona del Dawro Konta (Etiopia). Ai frati emiliani viene chiesto di occuparsi della Turchia dal 1927, impegno che hanno mantenuto tuttora. Dal 1948 i frati della provincia di Parma sono partiti in diciotto per un aiuto e supporto ai migranti italiani in Australia. L’ultimo frate emiliano rimasto è morto in Australia alcuni mesi fa. Altra avventura missionaria è stata quella in Centrafrica che inizia nel 1964 e continua con la presenza di due frati emiliano-romagnoli. In Romania la provincia parmense ha inviato un missionario nel decennio 2003-2013. Così anche in Georgia dal 2013 fino ad oggi, c’è la presenza di un frate nostro, nella missione portata avanti dalle provincie del Nord-Italia.
Laddove sono arrivati i frati hanno cercato di portare la buona notizia del Vangelo e hanno svolto una intensa attività a favore delle donne e uomini locali. Man mano che la presenza si consolidava, cresceva tra la popolazione autoctona la fede e anche il desiderio da parte di alcuni giovani di seguire l’esempio dei francescani. Si sono sviluppate così vocazioni autoctone in India, in Centrafrica, in Turchia, in Australia, in Etiopia, in Romania, in Georgia.
>> Per approfondire: Benedict Vadakekkara, Le missioni estere dei cappuccini emiliani e romagnoli, in "I cappuccini in Emilia-Romagna", a cura di Giovanni Pozzi, EDB, 2002 (scarica la parte 1 e la parte 2 dell'articolo)