Quest'anno abbiamo deciso di ampliare l'orizzonte della solidarietà, sostenendo ben tre progetti, in tre paesi africani differenti.
Il primo progetto è a Moundou, Ciad. Qui da più di quarant’anni sono presenti i missionari cappuccini di padre Pio. Oltre all’ambito pastorale, la loro opera è fondamentale dal punto di vista del servizio socio-sanitario, nello specifico della riabilitazione motoria dei bambini disabili attraverso la “Maison Notre Dame de Paix” (Casa Nostra Signora della Pace); periodicamente una équipe di medici ortopedici francesi si rende disponibile per interventi chirurgici e la casa è diventata vero e proprio Centro ambulatoriale operativo unico nella zona. Inutile dire che purtroppo, il peso della pandemia ha gravato molto su questo centro negli ultimi due anni e qui vorremmo essere utili noi: aiutare il centro a ripartire con le operazioni.
Il secondo progetto ci porta a Bouar, in Centrafrica. In questo paese, coinvolto in conflitti per quasi dieci anni, sono la Chiesa e i missionari i promotori dell’educazione (e quasi gli unici). Qui fr. Benedykt, frate cappuccino polacco e musicista, ha dato il via alla prima scuola di musica nel paese. L’idea alla base della African Music School è di dar vita a un luogo dove i bambini provenienti da famiglie povere riceveranno un’educazione musicale professionale. Per la maggior parte di loro sarà l’unica possibilità di istruzione. Inoltre, lezioni di musica gioiosa permetteranno ai più piccoli di dimenticare per un po’ la difficile realtà della vita quotidiana e i traumi del dopoguerra, dando loro la speranza di una vita normale.
Il terzo luogo toccato dalla solidarietà sarà la nostra cara Tarcha, in Etiopia. La città di Tarcha è già infatti ampiamente conosciuta dagli amici delle missioni: qui abbiamo organizzato in passato, prima della pandemia, diversi campi in missione, e Tarcha è stata la protagonista di diversi campi di lavoro. Da settembre 2021 sono presenti in pianta stabile il nuovo missionario fr. Nicola Verde, che è anche superiore della fraternità, e il missionario fr. Renzo Mancini, insieme a due frati etiopi. I frati sono cappellani del carcere, e qui in passato – proprio grazie a uno dei campi di lavoro – abbiamo potuto costruire un asilo per i figli dei carcerati. Il progetto da finanziare è in fase di elaborazione, ma riguarderà sicuramente la riabilitazione dei detenuti.