Padre Antonio ha scritto per aggiornarci circa la situazione che vivono in Centrafrica, che lo stesso presidente ha definito «in guerra»…
Condividiamo con voi un aggiornamento che padre Antonio Triani ha inviato a padre Matteo Ghisini, segretario delle Missioni, per informarci di come sta evolvendo la situazione nella Repubblica Centrafricana dopo le elezioni di domenica 27 dicembre. Proprio come si temeva il paese purtroppo è allo sbando.
Caro Matteo,
scrivo qualche nota per descrivere gli ultimi sviluppi della situazione in Centrafrica, anche con lo scopo di evitarvi fonti meno attendibili.
Le elezioni del 27 dicembre sono state caratterizzate da parecchi disordini.
Nella nostra regione la maggioranza della gente non ha potuto votare a causa delle intimidazioni dei gruppi ribelli. Pure a Bouar le detonazioni di armi da fuoco consigliavano gli abitanti a rimanere a casa. Nell’insieme si calcola che solo una metà degli elettori dello stato abbia potuto esprimere la propria preferenza.
Il risultato provvisorio vede la vittoria dell’attuale presidente, Faustin Touadera. Si attende ora la conferma della Corte Costituzionale.
Il degrado delle cose è evidente tanto che, nel messaggio per il nuovo anno, il presidente affermava che il paese è in guerra, accusando il vecchio capo di Stato, François Bozizé, di voler prendere il potere con la forza.
La coalizione delle più importanti fazioni armate irregolari ha inoltre bloccato la principale via di comunicazione, con il Camerun, da cui provengono le merci ed i beni di consumo, destinati soprattutto alla capitale.
Sabato, qui a Bouar, vi è stato uno scontro a fuoco vicino alla caserma di formazione dei militari centrafricani: i ribelli volevano probabilmente impadronirsi di armi e munizioni e sono stati respinti, ma non si conosce il bilancio preciso.
In conseguenza di ciò molte persone sono fuggite dalle proprie abitazioni
cercando rifugio nelle concessioni delle Chiese e Missioni.
Qui da noi, a Saint Laurent, sono oltre 2.000: diversi dormono nelle sale di riunione, qualcuno nelle camere, altri nella chiesa, persino nei corridoi e nel sottoscala. La maggioranza si trova all’aperto.
Attualmente sembra tornata una calma precaria.
La città è presidiata dalle forze armate regolari e dai caschi blu dell’ONU,
ma elementi dei gruppi ribelli sono tuttora presenti.
Noi stiamo bene.
Un caloroso saluto a tutti i confratelli.
padre Antonio Triani
Bouar, 12 gennaio 2021