In una lettera, fr. Jean Miguina, custode dei frati del Ciad e della Repubblica Centrafricana, racconta la situazione degli sfollati
Cari fratelli,
permettetemi di darvi alcune notizie dalla Repubblica Centrafricana a titolo di condivisione fraterna. Questa Repubblica, che copre un’area di 623.000 km2 e con una popolazione stimata di cinque milioni (5 milioni), insieme al Ciad, forma la Custodia generale Tchad-RCA.
Per una presentazione della Repubblica Centrafricana (RCA), va detto che si tratta di un paese situato nel cuore dell’Africa. L’autopsia dell’attuale crisi in RCA mostra che la RCA sta vivendo una crisi essenzialmente politica. Il paese non ha sperimentato la democrazia fino al 1993. Tre anni dopo, nel 1996, ha registrato violenze armate tra cui ammutinamenti dal 1996 al 1998, tentativi di colpi di stato nel 2000 e colpi di stato nel 2003 e 2013. Nel 2016, in un contesto di insicurezza segnato dalle azioni dei Gruppi Armati, si sono svolte elezioni raggruppate. Il professor Faustin Archange Touadera è stato eletto Presidente della Repubblica e Capo dello Stato, dichiarando il ritorno all’ordine costituzionale. Ha tentato di perseguire una politica di mani tese che è culminata con la firma, il 6 febbraio 2019, dell’Accordo politico per la pace e la riconciliazione nella RCA (APPR-RCA).
Dopo più di un anno dalla firma dell’APPR-RCA, la RCA non è fuori dai guai.
Nonostante le ambizioni dichiarate di rendere questo Accordo uno strumento per contribuire a una pace duratura, il minimo che si possa dire è che la pace è precaria in considerazione delle violazioni dei diritti umani che continuano a essere perpetrate nell’entroterra. E più recentemente nella capitale Bangui.
Infatti, nonostante un contesto generalizzato di insicurezza, il 27 dicembre 2020 il Paese ha organizzato le elezioni accoppiate (presidenziali e legislative). I risultati provvisori della votazione sono stati annunciati il 4 gennaio, regalando al presidente uscente la vittoria al primo turno del ballottaggio con una cifra del 53,92%. La Corte costituzionale ha convalidato
questa vittoria del presidente con il 53,16% questo lunedì 18 gennaio 2021.
È in questo contesto segnato da una maggiore presenza nell’entroterra dei ribelli, alcuni dei quali sono firmatari dell’APPR-RCA, che a metà dicembre è nata la Coalition of Patriots for Change (CPC), un gruppo di gruppi ribelli armati che hanno interrotto il regolare svolgimento delle elezioni impedendo alle persone di andare a esercitare il loro dovere civico in diverse città del paese. La città di Bouar, dove si trova la curia della Custodia, non ha potuto votare a causa dei colpi di arma da fuoco uditi la mattina presto del 27 dicembre, giorno delle elezioni. Ai ribelli del CPC è stato ordinato di impedire lo svolgimento delle elezioni e quindi hanno emesso avvertimenti per scoraggiare i cittadini che avrebbero voluto recarsi ai seggi elettorali. Alla fine della giornata, nessuno ha potuto votare a Bouar come in diverse città di provincia.
Giovedì 7 gennaio, un alterco tra un soldato delle forze regolari e un elemento Antibalaka (milizia di autodifesa unita al CPC) ha provocato uno scontro a fuoco tra questi due individui prima e successivamente ha coinvolto le due forze in atto nel città. La popolazione, colta di sorpresa, ha trovato rifugio nelle parrocchie della città e nel nostro Convento di Saint Laurent, che ospita lo studentato Filosofico e la Curia. Anche noi siamo stati colti di sorpresa e abbiamo accolto al meglio tutte le persone che sono venute da noi. Alcuni potevano essere sistemati nelle stanze degli ospiti, ma la maggior parte dormiva in veranda, in garage, nelle stanze di visita, ecc. Abbiamo fornito l’acqua per il primo giorno. Il giorno successivo, 8 gennaio, abbiamo dovuto mobilitare giovani volontari tra gli sfollati per aiutarci a contare il numero di persone sul nostro sito (abbiamo contato 2268 persone in totale), organizzarle per settore, scavare velocemente tre bagni per necessità. Per i casi di salute, i nostri fratelli Antonio Triani (medico) e il fratello Parfait Mandazou, fratello in formazione iniziale – ma infermiere diplomato – hanno aiutato giorno e notte alcuni sfollati che si sono ammalati.
Lo stesso giorno la MINUSCA (missione Onu nella Repubblica Centrafricana) ha accompagnato mons. Mirek, vescovo di Bouar, e il prefetto di Bouar a farci visita e informarsi sulla situazione degli sfollati. Abbiamo spiegato loro la precaria situazione delle persone che si sono rifugiate nel nostro Convento, sottolineando la mancanza di acqua, cibo, medicine e l’insufficienza di servizi igienici e di alloggi dignitosi. Hanno preso atto e hanno promesso di trasmettere le informazioni per una risposta di emergenza. Ma il sole è tramontato senza che gli sfollati abbiano visto arrivare gli aiuti di emergenza promessi.
Sabato 9 gennaio sono ripresi gli scontri tra le forze in atto, trascinando sul nostro sito altri sfollati, portando il numero a circa 4.000 persone.
Dovevamo solo fornire spazio all’interno delle mura del Convento per far sentire tutti al sicuro. È lì, sotto il cielo aperto, che molti hanno dovuto stendere stuoie per passare la notte. In attesa dell’aiuto delle Ong, tutti fanno il possibile per prepararsi da mangiare con i pochi mezzi frettolosamente presi durante il viaggio. E’ stato creato un piccolo mercato per offrire prodotti alimentari di base: farina di manioca, riso, fagioli, sale, zucchero, carne affumicata ecc. Mentre alcune persone riescono a mettere in bocca qualcosa, altre dipendono dalla generosità dei vicini. Ad esempio, abbiamo dovuto aiutare i giovani volontari (una trentina) con la razione alimentare giornaliera per permettere loro di continuare a organizzare questa convivenza fortuita ma che rischia di durare.
Dopo una settimana l’acqua è arrivata dalla petroliera MINUSCA, seguita dai biscotti energetici del WFP. Solo il 19 gennaio 2021 è iniziata la distribuzione di cibo per 5.409 persone nella lista degli sfollati a St Laurent.
Non vedo l’ora che torni la pace in modo che questi sfollati possano trovare una vita normale.
Fr. Jean Miguina
ministro Custode