Dopo la visita di questi giorni alla missione in Turchia, il ministro provinciale Lorenzo Motti ha scritto per noi una lettera…
Pace e bene a tutti.
Sono rientrato ieri sera dalla Turchia dove ho visitato tutti i nostri luoghi e parlato con i nostri frati e i vescovi di Istanbul e Izmir.
Innanzitutto vi informo che il 12 marzo i due frati del Pachistan, fr. Javed e fr. Daoud, che sono ora da noi in Italia partiranno per la Turchia. Con loro andrà fr. Michele Papi, che nel passato è stato in Turchia vari anni e conosce il turco e che si fermerà a Mersin per aiutare quella fraternità fino alla fine del mese.
A Mersin continuano ad essere ospitati circa 70 persone, tra cui una decina di bambini e ragazzini (anche un bambino di 2 mesi che ha perso il padre) che occupano tutto il secondo piano e parte del salone a piano terra. Per quindici giorni è stata ospitata in convento sr. Diba, suora turca delle Missionarie Francescane del Verbo Incarnato, insieme a sr. Ancilla, che hanno aiutato nella gestione dell’emergenza.
Le persone sono chiaramente traumatizzate, perché continuano le scosse, anche se di minor intensità, sia lì che in tante altre zone, alcune ancora superiori al 5° grado.
Alcune famiglie sono andate dopo qualche periodo dai parenti in altre città o all’estero, altre arrivano. Continuano comunque le richieste da parte soprattutto di famiglie cristiane di Antiochia e Iskenderun, ma anche di altre città.
L’aiuto che viene dato loro, oltre ad essere ospitate, riguarda vestiario, e pasti completi. È stato acquistato tutto ciò che è necessario per permettere di dormire nel migliore dei modi (anche 5-6 persone in una camera) , lavatrici, frigoriferi e quello che serve perché possano autogestiti il più possibile.
Tutti i pasti sono in comune nel salone del convento, anche se alcune persone continuano a voler mangiare nel giardino per la paura. All’inizio, per la preparazione dei pasti, ha aiutato anche la comunità cattolica di Mersin, che dopo le prime scosse, nonostante i loro edifici non avessero subito danni, si è precipitata e riunita in convento, mentre adesso sono stati organizzati dei turni tra le persone terremotate, in modo che si sentano utili e possano fare qualcosa che non li fa pensare sempre al terremoto.
Con la maggior parte di loro abbiamo fatto un incontro lunedì sera in cui hanno potuto raccontare quello che hanno vissuto e stanno vivendo. Unanimi sono stati i ringraziamenti per quello che i frati stanno facendo e per l’aiuto, non solo materiale, che stanno ricevendo.
A Mersin, oltre a fr. Roshan (guardiano e parroco) e fr. Mariusz, che compongono la fraternità, adesso risiedono anche fr. Royston e fr. Francis che erano ad Antiochia. Tutti i frati, ma soprattutto fr. Royston, che era ad Antiochia da pochi mesi, sono chiaramente scossi da quanto vissuto. Stanno comunque facendo un bellissimo lavoro e dando una testimonianza esemplare.
Tutti i giorni vivono insieme ai terremotati i momenti dei pasti e sono sempre a disposizione per tutte le esigenze e imprevisti e per gestire le inevitabili tensioni. Tanto per farvi un esempio dopo l’arrivo dei terremotati si è bruciato parte dell’ impianto elettrico per il sovraccarico, non essendo nuovissimo, e hanno dovuto porre rimedio come potevano in attesa di rifare parte dell’impianto.
Mentre ero a Mersin insieme al Delegato fr. Pawel, con fr. Roshan abbiamo fatto un giro del convento per controllare insieme all’ingegnere alcune crepe che non sono risultate pericolose. Fr. Pawel, insieme a fr. Francis, mentre io parlavo con gli altri frati singolarmente, sono andati ad Antiochia per verificare la situazione del convento dopo le ultime scosse. I soccorsi stanno cominciando a liberare alcune zone del centro dalle macerie ma ci vorranno mesi o forse anni. Antiochia è una città fantasma, le persone sono quasi tutte andate via, perché tutto è crollato e ciò che è rimasto in piedi, degli edifici, dovrà essere demolito. Per questo motivo la polizia è l’esercito non fanno entrare in città… fr Pawel e fr. Francis sono però riusciti, accompagnati da alcuni poliziotti che conoscevano, a fare un breve giro intorno al nostro convento senza poter entrare. Solo una piccola parte sembra esternamente in buono stato, mentre sono invece crollati molti muri, soprattutto dopo la terza forte scossa.
Insieme a tutti i frati abbiamo provato a pensare qualche progetto per aiutare le famiglie a costruire un futuro che vada oltre l’emergenza immediata e per evitare che si possano disperdere le piccole comunità cristiane adesso presenti. Ci si confronterà anche con la Caritas.
Comunque intanto è stato proposto ad alcune famiglie di essere ospitate anche negli spazi che abbiamo a Selcuk (Efeso/Smirne), dove si riunisce la locale comunità cattolica e a Izmir. Una famiglia con un bambino piccolo è già ospitata nel nostro convento di Istanbul e mantenuta in tutto e per tutto.
Ringraziate tutte le persone che ci hanno aiutato e che ci stanno aiutando.
Queste sono alcune informazioni scritte a caldo per rendervi partecipi di quanto sta accadendo in Turchia.
fr. Lorenzo Motti
Ministro provinciale